Sakura hanami❀

Sakura hanami❀

giovedì 16 agosto 2012

VENTO DIVINO


KAMIKAZE
VENTO DIVINO

BANZAI! ('EVVIVA')

Una suprema nobiltà d'animo per un combattente giapponese
Una follia agli occhi degli occidentali



Il giovane YAMANAKA, 17 anni, fotografato prima del decollo


"Il loro non era un suicidio! Quegli uomini, vecchi o giovani che fossero, non morivano invano; ogni velivolo che riuscisse a piombare su una nave nemica poteva allontanare un brutto colpo dalla nostra patria. Ogni bomba portata da un Kamikaze contro una portaerei rappresentava la morte di molti nemici e la distruzione di un certo numero di velivoli che non avrebbero così mai più potuto attaccare o bombardare il nostro suolo.
Quegli uomini avevano fede: credevano nella patria...
Ognuno di "quegli" uomini che si sacrificavano non moriva, ma passava a coloro che rimanevano la propria fiaccola di vita"

(Saburo Sakai - dal libro 'Samurai')


ACHIMAKI
Sciarpa di seta bianca con l'emblema del Sole nascente, simbolo del coraggio e della calma prima del combattimento, indossata dagli antichi guerrieri Samurai



Museo di Chiran



Nel Peace Museum di Chiran sono conservate le fotografie con i ritratti degli aviatori morti durante gli attacchi suicidi alla flotta Usa

Proprio a Chiran, sull'isola di Kyushu all'estremo sud del Giappone,
si trovava la base da cui, tra il 1944 e il 1945, gli aviatori nipponici
decollavano a bordo di apparecchi carichi di esplosivo per lanciarsi contro le
portaerei statunitensi.
Da quell'estrema punta meridionale dell'isola, oltre mille giovani uomini partirono alla guida degli ZERO, piccoli aeroplani abilissimi nelle battaglie aeree ma con caratteristiche ormai sorpassate per affrontare la
superiorità dei nuovi Hellcat americani.


Dai tempi dell'attacco alla flotta statunitense (senza una preventiva dichiarazione di guerra) ancorata a Pearl Harbor
le sorti della guerra sembravano essersi rovesciate:
gli alleati stavano ormai riconquistando i territori del Pacifico occupati dal Giappone tra il '41 e il '43.
L'unica forza di attacco era ormai fornita dagli aviatori Kamikaze.

"Partivano isolati, uno dopo l'altro; qualche volta si trattava solo di una coppia, ma più spesso erano in sei, dieci, sedici; rullavano sulla pista, si staccavano da terra per l'ultima volta e correvano a lanciarsi contro gli obiettivi. Molti di essi non riuscivano però a raggiungerli perché venivano abbattuti, prima di arrivarvi, dagli intercettori nemici o dalla terribile contraerea delle navi.
C'era tuttavia sempre qualcuno che riusciva a superare gli sbarramenti e a lanciarsi nella picchiata fatale, come uno spirito vendicatore che sbucasse improvviso dal cielo; talvolta questi Kamikaze avevano le ali rotte per i colpi ricevuti o erano già avvolti dalle fiamme, ma riuscivano a dominare fino all'ultimo il velivolo su cui volavano, per portarlo fin sopra la meta prefissa."

Pearl Harbor
(foto dal web)


"Gli avversari avevano troppe forze, si erano portati ormai troppo avanti ed erano eccessivamente preponderanti nel numero; avevamo di fronte troppe navi, troppi aeroplani, troppi cannoni e troppi uomini...
Adesso non si trattava più di difendere isole lontane, ma lo stesso suolo della patria".

"Tokyo, Osaka, Nagoya, Yokohama e le altre grandi città del Giappone tremarono sotto il terribile assalto delle successive ondate di bombardieri."
"Milioni di bombe caddero dal cielo e causarono distruzioni che non erano ancora state viste sulla terra, fino a quell'epoca."

"Il sei agosto 1945 l'annuncio di una enorme, terribile esplosione su Hiroshima, confermata in seguito come dovuta a una bomba atomica"...
"Seguì poi la seconda bomba atomica, questa volta su Nagasaki."

(Saburo Sakai)



Il 15 Agosto 1945, a mezzogiorno preciso, l'Imperatore del Giappone HIROITO parlò per la prima volta ai suoi sudditi, dichiarando che, a causa delle armi di cui gli Americani disponevano, era impensabile proseguire la guerra e pertanto ordinava a tutte le Forze Armate di fermare qualsiasi azione bellicosa contro i nemici, dovunque esse si trovassero.
Annunciava così la resa senza condizioni del Giappone, secondo la Dichiarazione di Potsdam

"La guerra era finita; tutto era finito."




Tempio Shintoista Yasukuni a Tokyo
qui sono sepolti ed onorati i caduti giapponesi nelle varie guerre

"Oggi sono ancora in boccio, poi saranno dispersi;
la vita è simile ad un fiore delicato
Come possiamo attenderci che la sua fragranza duri per sempre?"

(Takijiro Honishi)


L'ammiraglio Takijiro Onishi fece karakiri subito dopo la resa, nel 1945
"aveva scelto quella morte piuttosto che rimanere vivo mentre tanti suoi uomini, ai quali aveva ordinato di morire, non erano più tornati"
Nel suo testamento scriveva: "Dedico la mia morte all'anima dei miei subordinati e alle loro famiglie"



Saburo Sakai

asso dell'aviazione da caccia nella seconda guerra mondiale e divenuto una leggenda, si è impegnato in più di duecento duelli aerei ed è l'unico pilota che non abbia mai perduto un gregario in combattimento.

Durante un combattimento aereo su Guadalcanal, nell'agosto del 1942, riportò gravissime ferite: schegge di metallo nella schiena e nel petto e grossi frammenti di pallottole di mitragliatrice incastrate nel cranio. Con il velivolo malridotto e dopo che le ferite gli avevano procurato la paralisi della gamba e del braccio destri, la perdita permanente della vista dell'occhio destro e quella temporanea dell'occhio sinistro, con atroci sofferenze e momenti di incoscienza riuscì a rientrare alla base, portando a termine l'atterraggio sulla pista di Rabaul.



(foto da Flickriver)



"La fine della guerra del Pacifico segnò per me l'inizio di una nuova lotta, lunga e amara, di un genere peggiore di quella che avevo conosciuto nei combattimenti. C'erano nemici di nuovo genere, ma sempre mortali, da affrontare: la povertà, la fame, le malattie e ogni sorta di profonde delusioni.... vestito di stracci e con cibo a malapena sufficiente.
L'ultimo e più violento colpo mi venne dalla morte, per gli stenti e le malattie, della mia adorata moglie: Hatsuyo era scampata alle bombe e ai pericoli della guerra, ma non poté sfuggire a questo nuovo, atroce nemico."



(Hatsuyo Sakai)

"Gli ultimi anni sono stati veramente strani...... ho incontrato uomini contro i quali avevo combattuto nei cieli, ho conversato con loro e ho trovato in essi l'amicizia. Questo, veramente, soprattutto mi faceva impressione: quella stessa gente che, per quanto mi risultava, era capitata anni or sono a tiro delle mie mitragliatrici, adesso mi offriva sincera amicizia."

"No, non ho dimenticato come si fa a volare. Se il Giappone dovesse avere ancora bisogno di me, se le forze nemiche dovessero stringere da vicino la nostra patria, volerò di nuovo.
MA PREGO FERVIDAMENTE CHE NON SIA QUESTA LA RAGIONE PER LA QUALE IO DEBBA TORNARE A CORRERE NEI CIELI"

(Saburo Sakai -Tokyo 1956)


(Museo di Chiran)

venerdì 6 luglio 2012


TANABATA MATSURI: FESTA DELLE STELLE INNAMORATE


foto dal sito: "puchi chiizu"


Il 7 luglio per il Giappone è il ricordo di una leggenda che racconta di un amore eterno: in questo giorno si festeggia il TANABATA MATSURI o FESTA DELLE STELLE INNAMORATE.

L'origine di questa leggenda viene dal cielo stellato e risale ad almeno 2000 anni fa.

Racconta così:

Anticamente sulle sponde del Fiume Celeste (Via Lattea) viveva il sovrano di tutti gli dei e imperatore del Cielo, Tentei, la cui figlia Orihime (per noi Vega) passava le giornate a tessere e cucire stoffe e vestiti regali per le divinità.

Lavorava di giorno e di notte e senza avere mai un attimo di sosta maneggiava con rapidità e destrezza il suo fuso e realizzava abiti sempre più belli e splendidi per poter vestire tutte le divinità.
Lavorava talmente tanto che non aveva neppure il tempo di pensare a sè stessa e ai propri interessi. Giunta all’età adulta però, il padre mosso da pietà, giacchè alla figlia non era mai stato concesso altro che lavorare il fuso, le scelse un marito: era un giovane mandriano, di nome Hikoboshi (per noiAltair) la cui attività consisteva nel far pascolare buoi e fare attraversare loro le sponde delFiume Celeste. Era un grande lavoratore e anche lui non pensava ad altro che a svolgere il suo lavoro.

Essendo matrimonio combinato, i due finirono per conoscersi solo il giorno delle nozze; poco male però perchè non appena i due si conobbero finirono per innamorarsi follemente l’uno dell’altro.
Furono talmente presi dal profondo sentimento che provavano l’un per l’altro che dimenticarono completamente i loro doveri, il loro lavoro e gli altri Dei.La loro unica ragione di vita sembrava essere diventata l’amore e la passione.

Così la mandria di buoi finì per essere abbandonata a sè stessa e agli dei cominciarono a mancare gli abiti fino ad ora confezionati da Orihime. A questo punto il sovrano degli dei non potè trattenere la rabbia e punì i due severamente: i due sposini che fino a quel momento erano diventati inseparabili, avrebbero dovuto vivere le loro vite separatamente. Per evitare che i due avrebbero potuto incontrarsi, rischiando così di abbandonare nuovamente i loro doveri, l’Imperatore del Cielo creò due sponde separate dal fiume Ama no Gawa(Via Lattea) e rendendolo anche impetuoso e privo di ponti fece si che i due non potessero mai più incontrarsi.

Il risultato non fu però quello sperato: il pastore sognando e pensando sempre alla sua innamorata non accudiva ugualmente le bestie e neppure la dolce fanciulla, pensando continuamente al suo amore cuciva più i vestiti agli dei. Il sovrano allora, disperato e mosso da pietà e commozione, con il consenso anche degli altri dei altrettanto commossi, emise tale sentenza: “Se deciderete di ritornare ad occuparvi delle vostre attività come un tempo rispettando i vostri doveri, rimarrete divisi dalle sponde del Fiume Celeste per un anno intero però, vi sarà consentito di potervi incontrare una volta soltanto nella notte del settimo giorno del settimo mese dell’anno.”

A queste parole, i due giovani innamorati, pensando all’idea di potersi incontrare di nuovo ripresero di buona lena a lavorare sodo con la speranza di potersi presto riabbracciare. Da quel momento in poi infatti, dopo un anno di lavoro e fatica i due ogni 7 luglio attraversano il Fiume Celeste e nel cielo stellato si incontrano.



Utagawa Hiroshige (1797-1858) Japan
Shichu han'ei- Tanabata Matsuri

(foto da: artvalue.com)



In questo incanto misterioso e romantico, desideri e poesie vengono scritti in foglietti verticali colorati, i tanzaku, poi appesi a ramoscelli di bambù




A Sendai (capitale sovrana di questo Matsuri) la Festa delle Stelle ricorre in Agosto anziché in Luglio. Centinaia di festoni di carta decorano le strade e subito dopo la mezzanotte del 5 Agosto, magnifici fuochi d'artificio colorano il cielo notturno dell'estate.

(foto da: Manga Cosmo Forum)


I legami di questa festività con la poesia sono ovviamente forti. Ecco due poesie che la letteratura ha dedicato a questo giorno:

“Il sentimento d’amore tra i due amanti
che, nello spazio interminabile
di un intero anno,
possono abbracciarsi
soltanto in questa settima notte,
non viene meno,
anzi la notte agognata svanisce in un baleno”

” Gli abiti autunnali
tessuti su innumerevoli telai
dalla Tessitrice celeste
possono forse essere indossati da altri
se non dal suo amato Pastore?”

(Testo leggenda e poesie da: "SAKURAMAGAZINE.COM)


(foto dal Blog "KURAIKOKORO)


Grazie a questa leggenda ogni anno molti giapponesi alzano gli occhi al cielo nella speranza di poter vedere Altair e Vega abbracciarsi ancora una volta..

venerdì 15 giugno 2012

UN TOCCO D'ORIENTE



Ho scelto questa ricetta per unirmi al Giveaway di Vaty:

(foto dal web, in attesa di cucinarli...)


GAMBERI ONIGARA
(Gamberi alla griglia)

Ingredienti:
12 gamberi molto grossi
Per la salsa:
1/2 tazza di salsa di soia
1/2 tazza di mirin (sakè dolce giapponese da cucina)
2 pizzichi di sansho in polvere (pepe giapponese molto aromatico)

Procedimento:
Eliminare la testa e le zampe dei gamberi. Lavarli, asciugarli. Con un coltello affilato incidere il guscio su tutta la parte inferiore. Infilzarli negli spiedini.
Cuocere a fiamma alta per circa 1 minuto. Finire di cuocere.
Preparare la salsa mescolando la salsa di soia e il mirin. Versarla sulla parte inferiore dei gamberi e sull'estremità aperta, dove è stata tolta la testa.
Grigliare ancora finché la salsa non sarà asciugata.
Cospargere con sansho e servire subito.

Variante personale:
Siccome trovo che la testa sia la parte più saporita, io non la eliminerei, anzi... la irrorerei con la salsa e mmmmmh... chissà che buona!

ITADAKIMASU!!



All'inizio del pasto, molti giapponesi dicono "itadakimasu" (ricevo umilmente questo cibo), per prestare un appropriato rispetto per chi ha preparato, ed in generale, per tutti quegli esseri viventi che hanno perso la loro vita per permettere quel pasto.



giovedì 31 maggio 2012


"I COLORI DEI MIEI VIAGGI"

E' il titolo del Post di Monica sul suo Blog "Viaggi e Baci" in cui invita ad aiutarla a riempire di colori la cartina geografica del suo mappamondo.

Ecco le tre foto che ho scelto per coprire con i colori le linee di confine tra i Paesi, con la speranza che il linguaggio universale dei colori possa, anche solo idealmente, avvicinare e unire tutti i Popoli della Terra


L'azzurro del mare
della mia Sardegna
Capo Caccia, Alghero



Il fuxia
del fiore di una piantina
su cui si è posata una farfalla
Alghero


Il giallo
delle ginestre
sulle alture di Sestri Levante (Liguria)


Ringrazio Vaty per avermi suggerito di partecipare

venerdì 25 maggio 2012

Il "Sakura" italiano offre i suoi frutti dolci e scarlatti


Le ginestre tingono di giallo le colline di Liguria


martedì 22 maggio 2012

ASIAN RESTAURANT


Per iniziare,

gamberoni, seppioline,
spiedini di gamberetti

cucinati al momento, sulla piastra










L'immancabile SUSHI






























Piatto "poco Giapponese"
Miscuglio di cibi:
anatra, spiedini di surimi, chele di granchio fritte, spaghetti di riso...
e altro










OMOGASHI
dolci freschi


giovedì 10 maggio 2012

FESTIVAL DELL'AZALEA


A Mito, nel Parco di Kairakuen, dal 21 Aprile al 13 Maggio si svolge il FESTIVAL DELL'AZALEA

Foto scattate il 3 maggio 2012: giornata di vento e pioggia